Alcune riflessioni sulla cultura a Chivasso...

Queste riflessioni sono un tentativo di chiarire una questione - quella dei contributi degli enti locali alle attività culturali – riguardo alla quale sono ben lontano da avere delle certezze. Ci provo prendendola un po’ alla lontana e procedendo per gradi.
Distinguo – un po’ alla buona – l’istruzione (pubblica) dalla cultura (degli assessori alla cultura).
Occorrerebbe definire che cosa intendere per istruzione e per cultura.
Discorso difficile: qui mi limito a constatare che nella prima parte dellaCostituzione, dedicata ai “principi fondamentali”, le due nozioni compaiono in articoli distinti: il diritto all’istruzione negli articoli 33 e 34, la cultura nell’art. 9. E dall’articolo 9 si è sviluppato un corpo di leggi e di sentenze della Corte costituzionale distinto da quello che riguarda la scuola e l’istruzione. Da questi riferimenti traggo almeno la conferma dell’opportunità, in prima approssimazione, di distinguere nel nostro
discorso le due nozioni.
1. Lo “stato minimo”, come quello dei “liberisti” alla Adam Smith e dei primi liberali, si attribuiva compiti importanti ma limitati: garantire l’ordine pubblico, provvedere alla difesa contro i nemici esterni, realizzare ciò che i privati forse non avrebbero fatto e che erano necessari alla vita della
collettività, come le strade, i ponti, le fognature, gli acquedotti, l’energia elettrica, i treni, ecc. Non si riteneva che lo Stato dovesse anche produrre cultura. Essa era finanziata e consumata dai privati, il che voleva dire che ne fruivano quasi esclusivamente i ricchi. E lo Stato non forniva nemmeno l’istruzione: le scuole erano private, in gran parte confessionali. Se non sbaglio, così è stato in Italia fino alla metà dell’Ottocento.
2. Invece lo Stato sociale, o welfare State, la grande invenzione del XX secolo, garantisce, o cerca di garantire nella misura più ampia possibile, alcuni diritti a tutti i cittadini: l’istruzione, la cura delle malattie, la pensione, ecc. Si tratta di “servizi universali”, forniti a tutti i cittadini. Tale è la scuola pubblica e gratuita, o quasi. Essa consente anche ai figli delle famiglie non ricche di avere un’”istruzione”. Preciso che parlo di istruzione pubblica e gratuita fornita a tutti e, ai livelli inferiori, anche obbligatoria. Vale a dire di una cosa diversa e distinta dalla “cultura” extrascolastica finanziata oggi dai governi locali e dagli assessori alla cultura: concerti, spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche, mostre, offerte o gratuitamente o semigratuitamente a chi ne vuole liberamente fruire...
LEGGI il resto dell'articolo di Piero Meaglia, clikkando su:  
http://www.teatroacanone.it/files/riflessioni_sulla_cultura_a_chivasso.pdf

3 commenti:

Anonimo ha detto...

RIPORTO L'INTERVENTO DI MASSIMO, GIA' PUBBLICATO SUL BLOG, A CUI PROVO A RISPOMDERE.
pm

Intervento di MASSIMO.
Provo a dire quacosa in questo dibattito a più voci.
Mi ha colpito, in questa discussione, la concezione della cultura come
un "di più", come una cosa che eventualmente si possa sostenere o meno,
a seconda delle situazioni di bilancio. In questa accezione si dimentica
che la cultura è anche un dato economico che, come il terziario, o
l'industria, muove risorse e da lavoro. Il sostegnio alla cultura quindi
è utile oltre che per l'eventuale ricaduta "culturale" (mi si scusi il
bisticcio di parole), anche per quanto fa sul piano economico e
materiale. Proviamo a pensare a città d'arte che proprio da un attento
uso della cultura hanno rilanciato l'economia del territorio. Qualcuno
di noi sarebbe andato a Bilbao prima che ci costruissero il museo? Il
sostegno alla cultura è (può) quindi anche un metodo di sostegno
dell'economia, molto importante sopratutto in paesi ad economia
avanzata, che non possono competere sul piano della produzione
industriale. Quindi il problema non è, dal mio punto di vista, se l'ente
pubblico deve o meno occuparsi di finanziare cultura, ma il problemaè
che tipo di cultura finanzia. E' evidente che, al fine di avere un
ritorno di qualità della vita, l'investimento di denaro pubblico deve
essere finalizzato ad iniziative che lascino nel territorio e nel
tessuto sociale una impronta del denaro speso. Quibdi io preferirei
investimenti che siano in strutture e in servizi alla cultura, più che
in eventi e spettacolarizzazioni. Queste hanno un senso ed un
significato solo quando si pensa che possano dare un ritorno d'immagine
adeguato e cararatteristico. Penso ad esempio a umbria Jazz, che nel
tempo è diventato un importante apuntamento per l'intera regione o al
Grinzane, che al di là delle vicende legali dei suoi organizzatori, che
si sono potute svolgere anche grazie al mancato controllo dell'ente
regionale, hanno sicuramente giovato all'economia del territrio.
Insomma enso che non si possa trattare la cultura semplicenete come
un'accessorio, ma che debba essere vista in modo multidimensionale.

Ciao

Massimo [Zesi]

Anonimo ha detto...

Ciao Piero, penso che la tua riflessione sia assolutamente ineccepibile. Per
cominciare mi piace soprattutto il punto 4. Anche il punto 7 la dice lunga.
Se non ti offendi, nel punto 5, cambierei “ nella scuola dell’obbligo con “
dalla scuola dell’obbligo”, perché suona meglio. Ma è davvero una sciocchezza.
Non sapevo nulla sul volume di scultura a 29 euro. Sono le cose
che fanno veramente rabbrividire. Nella scuola di una collega pensa che gli
insegnanti devono pagare di tasca loro le tessere per le fotocopie. Penso che
anche da quanto scrivi su questo regolamento comunale di cui io non sapevo
nulla e come me, chissà quanti altri, si possa solo dedurre che l’insegnamento
in Italia sia sempre più dileggiato. Il punto 15 è bellissimo. Il punto 16 mi
trova perfettamente d’accordo. In questo modo si creerebbero persino posticini
di lavoro e intanto si evirerebbero gli sprechi che ci stanno mandando alla
deriva. Condivido inoltre quanto dici sulla lettura. Tutto il resto viene dopo.
E comunque credo che la formazione individuale di un individuo, la sua
educazione cominci con la lettura e non possa quest’ultima essere sostituita
da nessuna altra forma di espressione culturale, meno che mai dal cinema che
pure a me piace molto.
A tal proposito vorrei raccontarti questo episodio tragicamente “ bipartisan”.
Sai che io ormai sono diventata un’antiparlamentarista. Con un’amica siamo andate
a veder un film che lei ha trovato molto carino e che io ho trovato
assolutamente orribile. “ Genitori e figli, istruzioni per l’uso”. Veramente
tutti l’hanno trovato carino mentre io l’ho trovato volgare e idiota, per cui è
chiaro che ho degli strani gusti, comunque il punto non è questo. Il punto è
che per fare questo film per dementi, con attori dementi, come quel cretino di
Michele Placido che è del p.d , cioè PDL- L, ( tu sai bene di chi è questa
citazione), lo stato italiano ha dato un contributo economico, perché il film è
stato riconosciuto come degno di sostegno finanziario per qualche assurdo
motivo. Mentre scorrevano i titoli di testa c’era una frase precisa che
informava di questa cosa. Ma io mi dico, come dici tu: è mai possibile che per
fare un film con attori e registi miliardari già per i fatti loro, debba pagare
lo Stato? Quando c’è gente che si arrampica sui tetti perché non ha il lavoro?
Quando il ministro Gelmini opera dei tagli che mettono in ginocchio la scuola?
Si può sapere chi stiamo mantenendo?
Il “Circolo Pickwick me lo ricordo bene, era una bellissima trasmissione. Ma
Baricco, che è il fondatore della scuola “ Holden”, come mantiene la sua
scuola? Tu lo sai? Io non lo so. E quindi la mia non vuole essere una
provocazione ma solo una domanda. Ha senso una scuola che insegna il mestiere
di scrittore?Lo scrittore è forse un ragioniere che a scuola per imparare il
“mestiere”?
Sono d’accordo quando dici che c’è occupazione e occupazione, un paese non può
essere fatto solo di “artisti”. Chi è che coltiva le patate? Sicuramente io, l’
anno venturo, quando entrerà a regime la riforma gelmini. Circa il punto 23 si
potrebbe estendere il discorso che fai tu alla creazione di innumerevoli enti
territoriali inutili che funzionano all’inverso. Non è la gente che ci lavora
dentro, ma è l’ente che è stato creato per dare uno stipendio alla gente.
Ultima cosa, io non direi che gli ammortizzatori sociali in Italia sono
insufficienti, io direi che non esistono.
In conclusione, non ho obiezioni da fare e quello che hai scritto mi
trova perfettamente d’accordo, purtroppo. Un caro saluto, Antonella.

Anonimo ha detto...

Ciao Piero, penso che la tua riflessione sia assolutamente ineccepibile. Per
cominciare mi piace soprattutto il punto 4. Anche il punto 7 la dice lunga.
Se non ti offendi, nel punto 5, cambierei “ nella scuola dell’obbligo con “
dalla scuola dell’obbligo”, perché suona meglio. Ma è davvero una sciocchezza.
Non sapevo nulla sul volume di scultura a 29 euro. Sono le cose
che fanno veramente rabbrividire. Nella scuola di una collega pensa che gli
insegnanti devono pagare di tasca loro le tessere per le fotocopie. Penso che
anche da quanto scrivi su questo regolamento comunale di cui io non sapevo
nulla e come me, chissà quanti altri, si possa solo dedurre che l’insegnamento
in Italia sia sempre più dileggiato. Il punto 15 è bellissimo. Il punto 16 mi
trova perfettamente d’accordo. In questo modo si creerebbero persino posticini
di lavoro e intanto si evirerebbero gli sprechi che ci stanno mandando alla
deriva. Condivido inoltre quanto dici sulla lettura. Tutto il resto viene dopo.
E comunque credo che la formazione individuale di un individuo, la sua
educazione cominci con la lettura e non possa quest’ultima essere sostituita
da nessuna altra forma di espressione culturale, meno che mai dal cinema che
pure a me piace molto.
A tal proposito vorrei raccontarti questo episodio tragicamente “ bipartisan”.
Sai che io ormai sono diventata un’antiparlamentarista. Con un’amica siamo andate
a veder un film che lei ha trovato molto carino e che io ho trovato
assolutamente orribile. “ Genitori e figli, istruzioni per l’uso”. Veramente
tutti l’hanno trovato carino mentre io l’ho trovato volgare e idiota, per cui è
chiaro che ho degli strani gusti, comunque il punto non è questo. Il punto è
che per fare questo film per dementi, con attori dementi, come quel cretino di
Michele Placido che è del p.d , cioè PDL- L, ( tu sai bene di chi è questa
citazione), lo stato italiano ha dato un contributo economico, perché il film è
stato riconosciuto come degno di sostegno finanziario per qualche assurdo
motivo. Mentre scorrevano i titoli di testa c’era una frase precisa che
informava di questa cosa. Ma io mi dico, come dici tu: è mai possibile che per
fare un film con attori e registi miliardari già per i fatti loro, debba pagare
lo Stato? Quando c’è gente che si arrampica sui tetti perché non ha il lavoro?
Quando il ministro Gelmini opera dei tagli che mettono in ginocchio la scuola?
Si può sapere chi stiamo mantenendo?
Il “Circolo Pickwick me lo ricordo bene, era una bellissima trasmissione. Ma
Baricco, che è il fondatore della scuola “ Holden”, come mantiene la sua
scuola? Tu lo sai? Io non lo so. E quindi la mia non vuole essere una
provocazione ma solo una domanda. Ha senso una scuola che insegna il mestiere
di scrittore?Lo scrittore è forse un ragioniere che a scuola per imparare il
“mestiere”?
Sono d’accordo quando dici che c’è occupazione e occupazione, un paese non può
essere fatto solo di “artisti”. Chi è che coltiva le patate? Sicuramente io, l’
anno venturo, quando entrerà a regime la riforma gelmini. Circa il punto 23 si
potrebbe estendere il discorso che fai tu alla creazione di innumerevoli enti
territoriali inutili che funzionano all’inverso. Non è la gente che ci lavora
dentro, ma è l’ente che è stato creato per dare uno stipendio alla gente.
Ultima cosa, io non direi che gli ammortizzatori sociali in Italia sono
insufficienti, io direi che non esistono.
In conclusione, non ho obiezioni da fare e quello che hai scritto mi
trova perfettamente d’accordo, purtroppo. Un caro saluto, Antonella.