Poltrone, seggiole, sgabelli e strapuntini...


Siamo alle elezioni regionali. Troveremo tantissimi partiti, mentre gli scrutatori nei seggi saranno, purtroppo, ancora una volta designati dai partiti, e quasi tutti del Pdl. Un’anomalia tutta chivassese. Ne parliamo solo per inquadrare il clima politico, che non è disgiunto dalla recente lettera del sen. Fluttero per ricandidare a sindaco l’attuale Matola.
Ribadisco che gli scrutatori dovrebbero essere sorteggiati fra studenti e disoccupati, e non diventare una questione dei partiti, quasi alla mercé di un voto di scambio. In particolare il Pdl se n’è assegnati ben 70 su 106, cioè quasi il doppio dei voti delle regionali (34,9%). Un fenomeno vergognoso, ancor più perché non dà lo stesso peso ad ogni voto. Ma il Pdl, già sollecitato in passato, non intende fare una norma univoca per evitare l’insorgere delle tante anime, che sono unite quando si parla di poltrone, seggiole, sgabelli e strapuntini.
Già, perché qui la politica si fa su questioni di potere, creando un clima surreale, per cui chi cerca di spegnere i fuochi e richiama l’attenzione sui problemi veri, diventa un bersaglio. Lo dimostrano le mie esclusioni, reo di cercare confronto e convergenze e di voler aprire il Palazzo ai Cittadini. E quando si trovano accordi su temi come quelli che portai in Consiglio comunale, come sviluppo del territorio, fognature, acquedotto, crisi delle famiglie, teleriscaldamento, assicurazione per anziani, ci pensa il Sindaco a snobbare i deliberati: non fa nulla e i problemi restano irrisolti. Ma quel sindaco viene difeso da molti assessori, forse per evitare di trovarsi in mezzo alla strada.
E vengo alla lettera del sen. Fluttero, al quale mi permetto ricordare che in democrazia il processo per designare il candidato sindaco è più complesso di un’investitura stile Medio Evo. Parte dai consuntivi, analizza i nuovi problemi ed ipotizza le soluzioni, ma coinvolge le forze politiche e sociali, per condividere e arricchire diagnosi e terapie. Finalmente, si arriva al candidato che interpreta il progetto nel modo migliore, e che ha come obiettivo il diventare il sindaco di tutti.
Il candidato non può essere espressione di un solo partito, né dipendere da una cerchia ristretta, né avere una visione settorializzata. Non serve un candidato buono per tutte le stagioni, o un signor signorsì, ma uno autorevole, che abbia chiaro ciò che dev’essere realizzato, ossia le infrastrutture, lo sviluppo economico, le politiche del lavoro ed i servizi. Uno che sia il riferimento per i problemi di tutti i cittadini e che ripudi populismi e parole d’ordine.
Si dice di ricandidare Matola, ma si ha l’impressione che si miri altrove, forse per sanare la litigiosità interna del Pdl e la carenza di leadership. Spero che non si ritorni ai sogni del passato, alle scelte urbanistiche ed ambientali che pesano ancora come macigni, o al quadro da basso impero, con scandali e sprechi di soldi, che ledono l’immagine della politica e della Città. Sono queste le vere cause delle divisioni del Pdl, ossia l’aver smarrito il disegno di sviluppo.
Manca ancora un anno al termine del mandato e l’unilaterale idea di Fluttero, che difetta nel metodo, non convince. Vorremmo capire cosa pensa veramente il Pdl. Perché non vorremmo unirci al giudizio del suo capo che lo vede come un partito “fatto di burocrati, organigrammi e candidati”. Un giudizio severo, ma se l’interesse è solo per poltrone, seggiole, sgabelli e strapuntini, non si va da nessuna parte!
Sandro RECCHIA. 

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