Il “garante della maggioranza”...


Oggi sui quotidiani i costituzionalisti esaminano i numerosi “profili di costituzionalità” o incostituzionalità“ del decreto salva-liste”. Alcuni si chiedono se il Presidente della Repubblica abbia operato correttamente. Non ho competenze in materia e non giudico. Però c’è un aspetto curioso nella lettera con cui Napolitano ha spiegato il proprio comportamento: egli scrive che non era sostenibile che “nella più grande regione italiana” non potesse partecipare alle elezioni “la lista del maggior partito italiano”. E ha firmato il decreto. Ma così facendo si è comportato come il “garante della maggioranza”, cioè come il garante del più forte: del maggior partito italiano, che governa il paese e la più grande delle regioni. E’ curioso, perché normalmente si pensa che i “garanti” debbano proteggere il debole dal forte, la minoranza dalla maggioranza, e non il contrario. E’ il debole che ha bisogno di “garanzie”, non il più forte. Le garanzie costituzionali sono tutele per i deboli, non per i forti, che non ne hanno bisogno. Gaetano Salvemini, che il fascismo costrinse all’esilio, scrisse nel 1940: “Il criterio migliore di valutazione di una costituzione democratica è dato dalle misure con cui provvede alla protezione delle mi
In una società ci sono tante specie di minoranze: politiche, elettorali, parlamentari, linguistiche, etniche, religiose. E ci sono le minoranze costituite dai partiti piccoli, o da quelli nuovi, che fanno molta fatica a raccogliere le firme richieste dalla normativa elettorale e poi a farle autenticare. Quando non ce la fanno restano esclusi dalle elezioni. Anche solo per questo partono in condizioni di svantaggio rispetto ai grandi partiti e al “maggior partito italiano”: forse sarebbero loro da proteggere e da “garantire”. Magari togliendo lo sbarramento costituito dalle firme, come ha proposto il costituzionalista Michele Ainis su “La Stampa” di ieri sabato 6 marzo. Il Presidente ha invece ritenuto opportuno assumersi il curioso compito di garante del “maggior partito italiano”, di “garante della maggioranza”,  cioè del più forte.
Perché l’ha fatto? Su “La Repubblica” di oggi Gustavo Zagrebelski suggerisce una risposta. E’ vero – afferma l’ex presidente della Corte costituzionale  - il decreto è incostituzionale. Ma il Presidente ha agito in base all’”etica della responsabilità”, che impone di considerare attentamente le conseguenze politiche dei propri atti. Ha ragionato non solo in punta di diritto, ma ha valutato anche le “condizioni politiche”del momento. Queste condizioni sono costituite da “una sorta di violenza politica latente che talora viene anche minacciata” (Zagrebelski). Infatti il Ministro della Repubblica La Russa aveva dichiarato: “Siamo pronti a tutto”. Dunque Napolitano ha firmato per evitare il peggio. Il decreto è stato “il male minore”, ha detto anche Fini. Ma è stato veramente “responsabile” il comportamento del Presidente? Cedere ai prepotenti per evitare il peggio è stato un atteggiamento “responsabile”? Oppure li incoraggerà a essere ancora più prepotenti la prossima volta?
Giovanni Locchi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Scusate, la citazione di Salvemini termina con "minoranze". E volevo scrivere "in punto di diritto", non in punta.
gl