Addio Università, non insegniamo più...



La protesta di 150 ricercatori di Scienze: oggi dimissioni da altre facoltà. La rivolta contro il decreto Gelmini. A rischio, dal prossimo anno, lezioni e numerosi corsi...
 
TORINO - Per anni hanno tenuto corsi, sostituito professori, esaminato gli studenti, tutti lavori extra, ossia oltre i compiti previsti dalla legge, svolti più per passione che per convenienza. Ma dall`anno prossimo questi compiti se li dovrà assumere qualcun altro perché loro, i ricercatori universitari, non ci stanno più. «Da anni chiediamo che venga riconosciuto il ruolo essenziale che svolgiamo all`interno degli atenei - spiega Alessandro Ferretti, ricercatore di Fisica - invece gli ultimi decreti vanno in direzione opposta. Quello del ministro Gelmini introduce la figura del "ricercatore a tempo determinato" che si aggiunge alle attuali forme di precariato post-dottorato. Inoltre non sono previsti concorsi per la posizione di professore di ruolo proporzionati al numero di ricercatori precari assunti». Concorsi che, se anche venissero banditi, vedrebbero una lotta fratricida tra ricercatori strutturati impiegati all`interno dell`università già da anni e i nuovi a tempo determinato, che nel caso di mancato superamento, verrebbero estromessi dall`ateneo. Ed è per questi motivi che ieri centocinquanta ricercatori di Scienze hanno ufficialmente presentato la rinuncia all`insegnamento per il prossimo anno accademico: sono oltre l`80% dei centottanta presenti in facoltà. «E un numero straordinario - afferma Roberto Aringhieri, ricercatore di Informatica - che dimostra l`importanza di queste problematiche, per il nostro presente e per il futuro dei nostri colleghi. Ora ci aspettiamo una risposta simile dai ricercatori delle altre facoltà». Risposta che non tarderà ad arrivare. Oggi infatti toccherà a quelli di Psicologia presentare le rinunce. In via Verdi i ricercatori sono quasi la metà del corpo docente, e si pensa che anche qui le adesioni possano raggiungere numeri elevati. A ruota poi toccherà a quasi tutte le altre facoltà da Veterinaria a Medicina, da Economia e Scienze della Formazione, passando per il Politecnico dove i ricercatori, che sono il 42% del corpo docente, sempre oggi si riuniranno in assemblea. Queste rinunce potrebbero avere delle serie ripercussioni sull`offerta formativa degli atenei torinesi. Corsi fondamentali per le carriere universitarie degli studenti sono tenuti da ricercatori ed interi corsi di laurea si reggono sulloro lavoro. AMedicinai ricercatori hanno l`appoggio anche dei docenti di ruolo. Spiega Lorenza Operti, vice-preside di Scienze naturali matematica e fisica: «I docenti hanno optato per un patto di" solidarietà" con i ricercatori: le cattedre che rimarranno scoperte non verranno prese in carico dai professori della facoltà. Si dovranno quindi cercare docenti a contratto all`esterno». Ma gli insegnamenti saranno a titolo gratuito: facile capire che non ci sarà la fila. 
Tomaso Clavarino (La Repubblica).
 

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