
In maggio il Piano era stato in visione negli uffici comunali, e nel mese successivo associazioni e cittadini hanno presentato le loro osservazioni. Com'è noto, le critiche che il PPE ha suscitato sono tante: riguardano la strada, che porterà traffico a pochi metri dal parco e al tempo stesso dalle abitazioni dei «frontisti» del lato sud, la scomparsa di una parte del verde confinante con Via Foglizzo, che verrà occupato da una palestra privata, i 21 metri di altezza degli edifici, incongrua rispetto al tessuto urbano circostante fatto quasi tutto di abitazioni basse, la perdita degli orti di Via Settimo, la compromissione del terreno agricolo a lato della stessa Via Settimo, ecc. Però, man mano che il progetto veniva esaminato, è emersa l’importanza degli aspetti idrogeologici. Una questione molto seria, se si considera che l’area del PPE si trova in una più vasta area che ha subito le inondazioni del 1994 e del 2000, e che quella zona di Chivasso è da sempre nota per l’abbondanza di corsi d’acqua e l’altezza delle falde acquifere. Ed è una questione che presenta a sua volta molti aspetti. Uno di natura formale: «la relazione idrogeologica e indagine geotecnica» è giunta in Comune il 29 aprile, due giorni dopo l’adozione del PPE preliminare in consiglio: per conseguenza il 27 aprile i consiglieri comunali sono stati costretti a pronunciarsi sul progetto senza avere gli elementi per giudicare i rischi di carattere idrogeologico. Altri di natura sostanziale. L’area dove sorgeranno gli edifici del PPE è un bacino naturale, essendo più bassa di circa un metro rispetto al piano delle abitazioni e delle strade confinanti: serve dunque, in caso d'inondazione, a raccogliere le acque riversate da Nord dai corsi d’acqua, a rallentarne la velocità, ad assorbirne una parte e a lasciare defluire con minore violenza. Ma in base al PPE l’area verrà alzata in modo da portarla al livello delle strade e delle case vicine: fine del bacino naturale. La costruzione della nuova strada e delle nuove case renderà impermeabile parte del terreno, riducendone la capacità di assorbimento dell’acqua. Si tenga conto che si costruirà anche nella vicina area del Podere San Marco, lungo Via Berruti, e che in base al piano regolatore l’area agricola lungo Via Settimo è destinabile a fabbricati: per conseguenza una lunga fascia di terreno, che oggi quando piove abbondantemente si riempie d’acqua, potrebbe smettere di assorbirla. Non solo: la stessa relazione conferma che le falde si trovano mediamente ad appena un metro e trenta / un metro e mezzo di profondità; che in caso di piogge intense, ma non eccezionali, l’acqua sale fino a trenta centimetri dal piano campagna; e infine che è «pressoché certo che, durante eventi meteorici eccezionali, come quello del novembre 1994, il livello di falda possa risalire sino a raggiungere e localmente superare la quota dell'attuale piano campagna». Non è tutto qui, ma mi pare abbastanza per domandarci se il Comune, che ha redatto il PPE, sta agendo con la necessaria prudenza.
O se il Partito della Betoniera della Libertà non si preoccupa di questi «dettagli»....
Piero Meaglia.
Nessun commento:
Posta un commento