Gli squatter e la politica che ama l' enfatizzazione...una lettera di Marco Revelli....


TORINO - Non nascondo il mio disagio di fronte al dibattito «istituzionale» che si sta svolgendo in città sulla questione dei centri sociali, degli spazi occupati e del «radicalismo giovanile». Per la ritualità dei discorsi. PER l' immutabile ripetitività delle posizioni, senza mai uno scarto, un' impennata, qualcuno che esca dall' opacità del proprio senso comunee tenti quella che Vittorio Foa chiamò una "mossa del cavallo". O si ponga un interrogativo non banale. Soprattutto per la sproporzione sempre più evidente tra le parole usate nelle denunce in Sala rossa o sui giornali e la portata dei fatti, come se uno striscione esposto in una sala cinematografica fosse uguale a una molotov, e un edificio fatiscente occupato equivalesse a una banca rapinata. Lo notava, su questo giornale, Paolo Hutter. Lo sottolineava, tre giorni fa, Massimo Novelli, il quale ricordava anche - chiamandomi in causa - i fatti di 11 anni fa (sembra un' eternità). Allora, con De Luna, Cremaschi, Alberione, Tricarico, ma soprattutto con Pasquale Cavaliere (uno dei pochissimi che hanno interpretato il proprio ruolo politico con sensibilità e responsabilità assolute, l' unico capace di essere legittimato e rispettato dentro e fuori del Palazzo, anche dai giovani più arrabbiati), provammo appunto a ragionare. Cioè a interrogarci e a tentare un precario dialogo. Ci prendemmo degli "infami" dal corteo dei più "duri", ma la bolla di odio e di rancore, alimentata allora dalla terribile, e imperdonabile, morte di Edoardo Massari, anarchico di valle detto "Baleno", incarcerato per reati poi rivelatisi assai meno gravi di quelli denunciati, si sgonfiò. Imparai allora una lezione che non ho più dimenticato: la tendenza perversa della politica a enfatizzare - nel gioco delle parti, nella tendenza quasi irresistibile a creare il discorso delle cui retoriche poi si alimenta - fatti e questioni di per sé marginali, certo secondari di fronte ai problemi veri ma spesso posti fuori della propria portata. A creare, nel circuito autoreferenziale con i mass media, una realtà virtuale esasperando - anziché mediarli o sopirli - quei conflitti che ritiene di poter quotare alla propria borsa. Gli "squatter", gli spazi pubblici abusivamente occupati, l' area dell' insubordinazione sono un oggetto perfetto per questo esercizio. Non hanno "avvocati". Né poteri più o meno forti dalla loro. Usano stili di comportamento che irritano i più. Difficili da comprendere per quasi tutti, soprattutto se inclusi nel cerchio magico della città che conta. La loro "damnatio presentiae" offre possibilità di conquista di consenso a buon prezzo. E d' altra parte - anche questo ho imparato - una politica senz' anima ha spesso l' irresistibile tentazione di rianimarsi appiccicando la maschera del "nemico pubblico numero uno" al primo sedicenne incazzato, al primo lavavetri, al primo nomade abusivo che si trova a tiro. Forse tra poco passerà anche questa "moda" (quando Ghiglia troverà altro di cui occuparsi, e gli assessori lavori più urgenti). Ma il solco lasciato da queste pratiche verbali resta. L' incomunicabilità con settori forse minoritari, ma non inerti del mondo giovanile, resta. Non necessariamente un fuocherello acceso in città rappresenta una minaccia mortale. Certo, se gli si getta benzina sopra - come vanno facendo a destra e a sinistra in tanti - , se se ne fa un tema di scontro politico in alto, se si grida l' allarme sui giornali, può provocare qualche modesto ma pericoloso incendio. E se, d' altra parte, lo si innaffiasse di fredde docce scozzesi finoa spegnerlo, se lo si affogasse nel disprezzo e nell' esclusione, non è detto che la città ne guadagnerebbe. Resterebbe anzi più povera. Perderebbe quantomeno un campanello d' allarme sul proprio disagio. Non vorrei né incendiari né "pompieri". Mi basterebbe qualche, non isolato, spirito libero che abbia ancora voglia di interrogarsi e ascoltare senza necessariamente condividere.
MARCO REVELLI.
Segnalazione da: La
Repubblica — 27.11.09.

Nessun commento: