Il 15 novembre 1943 capo delle SS, Heinrich Himmler, ordina che gli zingari vengano messi "allo stesso livello degli ebrei e posti nei campi di concentramento". Il termine Porajmos o Porrajmos (in Lingua romaní «devastazione», «grande divoramento»), oppure il termine Samudaripen («genocidio») indicano il tentativo del regime nazista di sterminare la popolazioni romaní durante la Seconda guerra mondiale. L'aspetto più terribile della loro detenzione consistette soprattutto negli esperimenti scientifici cui fecero da cavie, a partire dal 1943, ad Auschwitz e altri campi di concentramento. Particolarmente duro fu il trattamento riservato alle donne zingare. Le più giovani venivano sottoposte a dolorose operazioni di sterilizzazione, mentre quelle mature erano utilizzate per riscaldare, nude, i corpi di coloro che erano stati soggetti agli esperimenti sul congelamento. In Italia, Rom e Sinti furono imprigionati nei campi di concentramento di Agnone (convento di San Berardino), Berra, Bojano (capannoni di un tabacchificio dismesso), Bolzano, Ferramonti (forse il più grande campo italiano con la sua presenza media di 2000 persone; anche esteriormente assomigliava molto ad un lager nazista, fatto com'era di lunghi capannoni e osto nelle immediatezze di una linea ferroviaria: la Sibari-Cosenza), Tossicìa, Vinchiaturo, Perdasdefogu e nelle Tremiti. Erano Rom italiani, ma anche di altre nazionalità; in particolare un gran numero erano Rom slavi, fuggiti in Italia dalle persecuzioni in patria. Molti di loro riuscirono a fuggire e si unirono alle bande partigiane.
Oggi però non ne parla nessuno.
Vincenzo Abbatantuono.
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