Opinioni a proposito dell'incontro sulla "decrescita"...


Venerdì scorso a palazzo Einaudi Maurizio Pallante ha affrontato il tema dellla decrescita felice. La conferenza è stata estremamente interessante. Invitata da un amico faccio un paio di considerazioni. Secondo Pallante la filosofia della decrescita non ha necessariamente un'appartenenza politica, non appartiene nè alla destra nè alla sinistra, ma segue la logica del buon senso.

Tuttavia se la decrescita si pone all'estremo opposto della produzione sfrenata, allora quest'ultima non può che essere l'espressione del liberismo capitalista.Ho colto pertanto una stonatura nell'intervento di una spettatrice che, nella prospettiva di un auspicabile ritorno alla terra, si preoccupava soprattutto di perdere il suo tempo libero in un momento in cui sono a rischio 400.000 precari.

Vorrei anche rispondere al Prof. Vitale, che per ragioni che non conosco è intervenuto a difesa della posizione privilegiata della spettatrice, sostenendo con un bizantinismo oscuro che in quella serata si stava affrontando il tema della decrescita " felice"e non di quella infelice, come se le mia parole avessero turbato la visione bucolica della serata.

Egregio professore, la decrescita felice non può essere appannaggio di un ceto, di una classe, la decrescita felice è tale nella misura in cui non perde di vista i problemi sociali e le questioni che interessano la popolazione, tutta.

Distinti saluti, Antonella B.
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Ho partecipato alla serata promossa dal Centro Paolo Otelli sulla cosiddetta "decrescita felice" con Maurizio Pallante. Sicuramente una serata interessante. Non sempre in una Chivasso sempre piu' distratta capita di assistere ad incontri culturali o politici e sentire cosi' tanti interventi da un pubblico cosi' attento e numeroso!
Credo che possa valer la pena ritornare sull'argomento in questione. Personalmente vedo la proposta della decrescita come una questione sostanzialmente filosofica piu' che politica. Chi ha preso coscienza che questo modello di sviluppo non puo' andare avanti cosi' per altri decenni a causa della penuria di risorse e dell'inquinamento, deve adattarsi ai dettami della decrescita, e deve pubblicizzarli: in famiglia, a scuola, sul posto di lavoro, agli amici... Con uno stile di vita piu' sobrio ed attento ai valori umani si puo' dare una importante testimonianza individuale. E quanti piu' individui capiranno e "decresceranno", piu' alta sarà la possibilità di raggiungere un risultato positivo per la società globale. Ci vorrebbe una sorta di "uomo nuovo" che, partendo dall' acquisizione della gravità del problema, si comporti di conseguenza, con l'obiettivo vitale di lasciare una impronta ecologica la meno invasiva possibile.
Da almeno 25 anni c'è chi ha coniato loslogan "Questa terra è l'unica che abbiamo...", ma è proprio in questo ultimo quarto di secolo che i guai ambientali e sociali del pianeta si sono amplificati, grazie anche ad una globalizzazione senza freni voluta dalle multinazionali e dai governi-vassalli a cui non importa niente di come lasceremo il pianeta alle prossime generazioni. Certamente non è sufficiente la decresita vissuta come modello comportamentale per chi ha preso coscienza della questione, ma credo che, per forza di cose, entro pochi lustri ci sarà (magari con un altro nome) una decrescita imposta, e quindi sicuramente meno felice. Soltanto la creazione di una società eco-comunista sarà in grado, forse, di adattare modelli sociali minimamente compatibili con l'ambiente e con le esigenze umane, che dovranno necessariamente essere "scremate" dai tanti, troppo consumi indotti/imposti che creano una falsa felicità, per far posto ad una concezione della vita e dei valori basati sull'uguaglianza, la redistribuzione forzata delle ricchezze e la sostenibilità ambientale.
Battista D.
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Si ricorda inoltre che VENERDI' 28/11 alle ore 21 c/o Centro P.Otelli (via Paleologi 6/a) ci sarà un inconro di approfondimento sull'argomento.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho partecipato anch'io alla serata, e ho trovato molto interessanti le cose dette da Pallante. Ma... c'è un qualcosa che riesco a chiarirmi bene nemmeno io e che mi lascia un po' incerto. Si tratta, forse, del tono: quell'atteggiamento da "convertiti, cambia la tua vita, ecc." Io credo che dobbiamo cambiare i nostri stili di vita individuali, ma che ci sia in gioco anche altro: In questo momento, nel nostro paese, si sta giocando una partita che riguarda gli aspetti fondamentali del nostro vivere civile, e cioè "le forme della convivenza, l'immagine del territorio, il rapporto tra governanti e governati, la difesa della legalità, la sopravvivenza e lo sviluppo di interi settori economici e di chi ci lavora" (Guido Viale). E tutto questo, mentre i partiti tradizionali (specie quelli della sinistra) stanno vivendo una crisi per certi aspetti irreversibile. Allora, secondo me, non basta cambiare gli stili di vita individuali, ma dobbiamo riuscire a inventarci dei nuovi modi di fare politica insieme, per impedire che (come diceva Pasolini) "i valori del superfluo rendano superflue anche le nostre vite", come vorrebbe chi ci governa, per poterci manovrare a suo piacimento.
doc

Anonimo ha detto...

Io non siesco ad esserci venerdì. Ma vorrei dare un contributo (si dice così, no?)
Premetto che mi sembra oramai necessario rivedere radicalmente lo stile di vita e sopratutto la logica dello sviluppo infinito, che stà allla base del capitalismo. Penso che se da un lato la libertà dell'individuo sia fondante dei diritti della persona, bisogna trovare il modo di bilanciarla con il contesto fatto di finitezza del mondo reale. Io non posso esere libero di fare una cosa che danneggia il contesto nel quale sono inserito. Penso che sia necessario definire un criterio di responsabilità sociale che deve diventare vincolo per tutti. Vedo però dei punti estrememente problematici in questa definizione. Quello che mi pare più spinoso è quello relativo all'andamento demografico. la decrescita riguarda anche questo aspetto? e se no perchè? i fondo la specializzazione è servita per garantire a più persone un miglior futuro, e non è pensabile che la decrescita sia slegata da questa problematica. Pongo questo come punto problematico, nel momento in cui mi si definisce la decrescita come un nuovo punto di vista del mondo. Se questo è non è possibile lasciare fuori aspetti fondamentali, come questo.
Ciao a tutti!

Massimo