Decrescita...un interessante incontro con Maurizio Pallante


CHIVASSO - La vita sul pianeta è a rischio, per almeno due cause: l’esaurimento delle fonti di energia non rinnovabili, come il petrolio; l’inquinamento crescente del suolo, dell’aria, dell’acqua. L’incessante ricerca del profitto spinge le imprese a produrre una quantità crescente di merci, a prescindere dalla loro utilità, e i governi ne incentivano la produzione promuovendo la «crescita», cioè l’aumento del Pil, il prodotto interno lordo: ma produrre merci consuma energia sempre più scarsa, e poi le merci una volta usate vanno smaltite, aumentando il volume dei rifiuti. Da questa diagnosi muove il pensiero della «decrescita»: occorre produrre meno merci, molte delle quali costituiscono prodotti e servizi non necessari. Maurizio Pallante sostiene che dobbiamo operare un radicale «mutamento di paradigma», che ci induca a guardare alle cose da un punto di vista completamente diverso da quello oggi egemonico. Si pensi al semplice rifiuto di acquistare gli alimentari venduti in vaschetta di plastica. Una piccolezza? Non tanto: fabbricare le vaschette consuma energia, trasportarle dal luogo della produzione a quello del confezionamento consuma energia, costruire gli autocarri per trasportarle consuma energia, costruire le strade su cui viaggiano gli autocarri consuma energia. E alla fine le vaschette si trasformeranno in rifiuti: per la loro distruzione si consuma energia, i processi di smaltimento inquinano l’ambiente, l’ambiente inquinato genera malattie, le malattie vanno curate usando macchinari per costruire i quali si consuma energia e che una volta usurati dovranno venire smaltiti, ecc. ecc. Ed inoltre tutto questo circolo vizioso consuma risorse economiche, che potrebbero venire usate per incentivare la ricerca e la produzione di prodotti e di servizi a minor consumo di energia e a minor rilascio di rifiuti: l’inizio di un circolo virtuoso che oltretutto creerebbe posti di lavoro.

Sono molti gli aspetti del pensiero della decrescita che Pallante ha illustrato venerdì sera. Tra questi la necessità di accorciare la distanza tra il luogo di produzione degli alimenti e quello del consumo. Far giungere frutta e verdura dall’altra parte del pianeta consuma energie e mezzi di trasporto. Anche un piccolo comune può fare la sua parte. Ad esempio offrire uno spazio pubblico dove i coltivatori della zona possano vendere direttamente i loro prodotti ai cittadini.

Ermanno Vitale, professore di filosofia politica nell’Università della Valle d’Aosta, ha introdotto la conferenza sottoponendo a Pallante alcuni aspetti a suo giudizio incompiuti e contraddittori di questa teoria in costruzione. Un pubblico molto più numeroso del previsto ha seguito la conferenza e molti sono stati gli interventi. Un buon auspicio per i prossimi appuntamenti che verranno presto proposti dal Centro Otelli.
Emmepi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

stupendo!!!io l'ho visto a domodossola un me fae lo conosco per i suoi libri.un mito e una persona molto intelligente da seguire per le idee che porta avanti.tra l'altro noi con la nostra associazione locale stiamo facendo un bellissimo lavoro su queste tematiche e su cio' che concerne la decrescita felice in particolare sulla gestione dei rifiuti...ciao.
Massimilian.

Anonimo ha detto...

Qual è la tua associazione? Potremmo stabilire rapporti di collaborazione.
piero meaglia