LE VITE DEGLI ALTRI
Era pericoloso raccontare barzellette nella Germania dell’Est. 1984: la glasnost e la perestroika sono lontane, e il socialismo reale tedesco è un regime grigio, triste e oppressivo. La STASI, DIGOS teutonica, è una macchina spionistica onnipresente, che controlla la fedeltà politica dei cittadini in maniera ossessiva. I funzionari di partito però sono quelli di sempre: decadenti e corrotti, per loro il sistema è una macchina per conservare i privilegi, far carriera e rubare: la donna d’altri in questo caso. Sono veri dittatori “sul” proletariato piuttosto che “del” proletariato.
La trama. Un ministro invaghito di una brava attrice teatrale (a cui propone sesso in cambio di carriera) chiede a un funzionario della STASI di mettere sotto sorveglianza Gerorg Dreyman, rinomato scrittore caro al regime e fidanzato dell'attrice. L'incarico viene affidato al gelido capitano Weisler, ma Dreyman sembra essere pulito, crede nel socialismo e non osa criticare il regime nemmeno fra le mura di casa, nonostante quest'ultimo impedisca al suo regista di fiducia di lavorare da anni e nonostante frequenti giornalisti dissidenti. Ma il ministro minaccia la carriera dei funzionari le pressioni aumentano; infine tutti cedono, sorveglianti e sorvegliati, attori e pubblico, con un giro di sorprese che raccontarle vorrebbe dire rovinare il film.
La sceneggiatura è perfetta, di quelle che gli americani si sognano. Tutto si incastra e il film si prende il tempo di raccontare il necessario, ma senza superfluità. Gli attori sono ottimi, i personaggi complessi e sfumati la suspense è quasi da thriller, senza nulla di scontato o immotivato.
Il film affronta il passato scomodo dei tedeschi e lo fa senza nostalgie o senza buttarla in farsa (come il peraltro ottimo Goodbye Lenin!) E costringe a riflettere sui regimi (tutti) che spiano i propri cittadini per testarne la fedeltà. Ma fedeltà a cosa? La scelleratezza di chi governa il paese è palese, quando vediamo ovunque e ogni giorno il tornaconto personale trionfare sulle responsabilità dirigenziali della classe politica (un esempio vicino a noi: Saluggia).
Chi si aspetta una denuncia degli orrori della STASI rimane spiazzato: il "buono", lo scrittore, è un comunista convinto e privilegiato, il "cattivo" Weisler e un funzionario triste e apparentemente insensibile, ma alla fine capace di grande coraggio. I politici per i quali il sistema è solo un metodo per pascolare le greggi (e sacrificare pecore senza clamore) se la cavano sempre, muro o non muro.
Lascia l'amaro l'ultimo quarto d'ora di pellicola, ambientata nella Germania riunificata; si c'è un riscatto, ma anche la consapevolezza che un regime in cui puoi dir tutto o non è per forza meno oppressivo di uno in cui non puoi dir nulla.
Dade Fasic, maggio 2007. http://www.corinna.it/qui/
Titolo originale: Das Leben der Anderen
Regia: Florian Henckel von Donnersmarck
Sceneggiatura: Florian Henckel von Donnersmarck
Fotografia: Hagen Bogdanski
Musiche: Gabriel Yared
Montaggio: Patricia Rommel
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