CHIVASSO: Incontra un Libro, incontra un Autore con il Centro Paolo Otelli Sabato 31/3 all' I Care.

"La MUCCA PAZZA della DEMOCRAZIA.
Nuove destre, populismo, antipolitica".
(Bollati Boringhieri Editore)
di Alfio MASTROPAOLO, professore di Scienza politica all' Università di Torino.

Uno spettro si aggira per l'Europa, ma non è il comunismo, come scriveva Marx nel 1848. Sono le "nuove destre" populiste e xenofobe, nazionaliste e antieuropeiste, antistataliste e liberiste, oppure favorevoli ad un welfare riservato ai soli nativi. Alimentano il clima antipolitico: contro la mediazione del parlamento, esaltano una presunta "volontà popolare" e il rapporto diretto tra il "popolo" e il capo. Le conosciamo poco, ma crescono ovunque. Nel 2002, in Olanda il partito di Pym Fortuyn ottiene il 17 per cento dei voti ed entra in un governo di centro destra. In Svizzera, nel 2003 l'Unione democratica di Christopher Blocher, nazionalista, antieuropeista, liberista, raggiunge il 27 per cento. In Francia, alle presidenziali del 2003, il candidato del Front National Jean-Marie Le Pen supera il candidato socialista ed arriva al ballottaggio con Chirac. Alle elezioni europee del 2004, in Gran Bretagna l'ultranazionalista United Kingdom Independence Party ottiene un inatteso 16 per cento dei consensi, quattro meno dei laburisti e uno in più dei liberali. In Germania, anche in quella orientale, partiti di estrema destra si vanno insediando nei parlamenti regionali. In Italia, i caratteri delle nuove destre europee sono già presenti, in misura più o meno grande, dentro i partiti che fin dal 1994 conquistano il governo guidati da Silvio Berlusconi.

Quali sono le ragioni del successo di queste nuove formazioni politiche? A questa la domanda Mastropaolo risponde che la classe politica dei partiti tradizionali, di destra e di sinistra, ha ceduto soprattutto sul piano culturale, e non ha saputo o voluto difendere i propri valori dall'aggressione e dalla denigrazione a cui la nuova destra li ha sottoposti. Sono almeno quattro i fenomeni negativi che i partiti tradizionali non sono riusciti adeguatamente a contrastare: 1. il declino delle passioni politiche e della partecipazione; 2. la delegittimazione di tutto ciò che è pubblico, e per contro l'esaltazione del mercato e del privato; 3. la tendenza alla chiusura oligopolistica del mercato politico; 4. infine, la diffusione dei sentimenti antipolitici, cioè la crescente "mobilitazione del risentimento" contro i politici, i partiti e le istituzioni democratiche, giudicati in blocco corrotti ed inefficienti.



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