Il libro di Agosto...

 "DIAZ, processo alla Polizia"

 di Alessandro MANTOVANI

 Fandango Libri, 315 pagine, 15 euro.

Recensione a cura di Silvia Brigotti. 

A  dieci anni di distanza da quel 21 luglio 2001, ultimo giorno del G8 di Genova, Mantovani torna nella scuola degli orrori, l’istituto Diaz , in cui 300 operatori delle forze dell’ordine hanno dato vita ad un vero e proprio massacro arrestando e picchiando 93 persone senza che queste opponessero alcun tipo di resistenza. Sono intervenuti alla presentazione del libro  Domenico Procacci,  fondatore della casa di produzione Fandango, Riccardo Noury di Amnesty International e Carlo Bonini, inviato del quotidiano La Repubblica.Ad aprire l’incontro è Procacci che annuncia per domani l’inizio delle riprese del film  Diaz-non pulire questo sangue, e  spiega alla sala come l’interesse di Fandango per gli eventi di Genova sia sempre stato vivo.  La casa editrice già nel 2002 aveva pubblicato Le parole di Genova, un libro in cui oltre agli scontri di piazza e  all’irruzione della polizia nella scuola Diaz, sono stati raccolti gli atti del Forum intitolato Un altro mondo è possibile che si è svolto a Genova nei giorni del G8, a cui hanno preso parte centinaia di personalità provenienti da tutto il mondo per dare vita ad un manifesto della società civile scandito in otto parole. Globalità, Diritti, Pace, Povertà, Terra, Democrazia, Popoli, Lotta. Parole tristemente offuscate  da quella notte in cui il VII nucleo, seguito dagli agenti della Digos, ha fatto  irruzione nella scuola Diaz,  perché si sospettava la presenza di black block nell’edificio, dando vita a quella che il comandante Fournier ha definito “una macelleria messicana”. In realtà si trattava per lo più di giornalisti e di ragazzi stranieri che dormivano all’interno dell’edificio. Molti di loro hanno scoperto solo in ospedale di essere stati arrestati per associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio, resistenza aggravata, porto d’armi e sono stati rimpatriati con l’accusa di terrorismo. “Che il massacro non sia stato programmato, questo è un fatto ovvio” come sottolinea Bonini, anche perché l’ufficio stampa della Polizia di Stato aveva contattato numerosi giornalisti per assistere all’intervento di quella notte. Che ci sia stata dell’incompetenza perché molti ufficiali non avevano la giusta preparazione per affrontare l’ordine pubblico, è un fatto assodato. Ma, paradossalmente,  ciò che colpisce di più, come afferma Mantovani, “ non è tanto quello che è successo, ma il modo di difendersi da malavitosi (riferendosi alla polizia) sottolineando alla magistratura il loro ruolo di Stato….. imputati che non si sono presentano in aula perdendo l’unica possibilità che avevano di spiegare quello che è realmente successo…..”Ma ciò che dovrebbe far riflettere ancora di più è che in Italia, nonostante il massacro avvenuto nella scuola Diaz, ancora non esiste un organismo indipendente di monitoraggio dei diritti umani e neanche una pena per il reato di tortura.  Perché di tortura si è trattato, come fa notare Riccardo Noury di Amnesty International, quello che è accaduto dieci anni fa a Genova.

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